La storia del Gran Priorato d’Italia è altrettanto complessa quanto quella degli accadimenti internazionali templari, ma le sue vicende non sono molto note. Fin dal 1815 il Gran Priorato d’Italia si era dissociato dalle credenze giovannite di Fabré-Palaprat. Nel rivendicare la propria autonomia dalle vicende francesi fu proclamata la fedeltà agli Statuti di Philippe d’Orléans del 1705, dando vita a una doppia Reggenza, affidata a Giovanbattista di Valpezzala e ad Alvise di Valsile. Il Gran Priorato della Provincia Italiana fu diviso in quattro Regioni o Priorati (S. Marco, S. Giovanni, S. Stefano, S. Ilario) e dodici Valli o Commendatarie, affidate a Cavalieri che ne avrebbero assunto il predicato e le armi gentilizie, come in uso da tempo. Questo orientamento fu riconfermato ad un Capitolo tenuto a Venezia nel 1867 e durò fino al 1945, quando il suo ultimo Reggente, Alessandro Vettori di San Marco e Valdorica, in carica dal 1925 e di idee politiche fasciste, fu giustiziato nel 1945 dai partigiani a Bologna. Prima di morire avrebbe affidato il destino dell’Ordine a cinque Cavalieri, uno solo dei quali rimane in vita, Gastone Ventura (1906-1981), che molto tempo dopo la guerra ricostituirà l’Ordine nel 1964, assumendo l’onere della Reggenza e della continuità dell’Ordine in Italia. Dopo la morte di Gastone Ventura ci fu una specie di nebbia e i Templari italiani, fino al 1993, passarono sotto la giurisdizione del Gran Priorato di Svizzera, suddivisi in due Gran Balivati: quello Historico–Lombardo dell’Alta Italia e il Gran Balivato di Toscana. A Firenze, alcuni volenterosi, guidati da Giuseppe Bagnai e stimolati da Nicolas Haimovici Hastier, decisero di chiedere l’autonomia alla Svizzera e di trasformarsi in Gran Priorato d’Italia. In questo senso, il 30 marzo 1993 presentarono una petizione al Gran Cancelliere dell’Ordine, Van der Stock, belga, chiedendo di costituirsi in Gran Priorato d’Italia.
Il 29 aprile1995, a Sanremo, il Gran Commendatore Haimovici, decretò la nascita di un Alto Consiglio per la Lingua Italiana e, il 30 settembre 1995, decise di procedere all’elezione del Gran Priore d’Italia. Fu eletto Giuseppe Bagnai e il 18 novembre dello stesso anno, a Firenze, nell’ambito di un Capitolo Nazionale, furono approvati gli Statuti e i Regolamenti del nuovo Gran Priorato. Il Gran Priorato d’Italia si dotò anche di una sua struttura civilistica, ma i suoi Statuti e i suoi Regolamenti non sembrarono ad alcuni conformi a quelli approvati dai Cavalieri nel novembre 1995. La nascita di questa struttura templare, con quattro Commende, rispettivamente a Firenze, Bologna, Roma e Milano, suscitò, infatti, l’opposizione di alcuni Cavalieri, che non intendevano riconoscere la designazione del Bagnai da parte dell’Haimovici. Dopo molte polemiche e accanite discussioni, alcuni si dissociarono. Vi fu un nutrito scambio di lettere e, infine, il 7 luglio, a Desenzano, si riunirono i membri dissidenti dell’Alto Consiglio, i quali dichiararono di identificarsi con il Gran Priorato della Lingua d’Italia, riconosciuto dal Gran Cancelliere Van der Stock, e di non riconoscere il Bagnai come Gran Priore. I Templari dissidenti fecero provvisoriamente capo al Gran Balivo Corrado Damiani, di Trieste. Il 31 agosto 1996, da Nizza, il Gran Commendatore Haimovici, con Decreto Magistrale D.M. n. BB5, espulse questi dissidenti dall’Ordine. Si aprì un grave conflitto istituzionale tra il Van der Stock e l’Haimovici che portò alla coesistenza di due diversi Ordini O.S.M.T.J. in Italia. Il gruppo di Giuseppe Bagnai subirà poi ulteriori traversie. Il 15 aprile 1997, da Nizza, il Gran Commendatore, Haimovici, ritirò la fiducia al Gran Cancelliere Van der Stock e, il 28 ottobre successivo, con D.M. n. BB7, data la gravità delle violazioni e degli abusi commessi, sospese provvisoriamente dalle sue funzioni il Gran Priore Bagnai, che si rifiutava di riconoscere la superiore autorità del Gran Commendatore, in quanto “straniero”, nominando al suo posto, come Gran Priore reggente, il Prof. Gustavo Ottolenghi.
Il 12 novembre, con successivo D.M. n. DD3, l’Haimovici sciolse il Gran Priorato d’Italia, incaricando l’Ottolenghi di ricostituirlo, entro dodici mesi, con il nome di Ordine dei Cavalieri del Tempio di Jerusalem. Successivamente, l’Haimovici, dopo aver consultato i Gran Priori di Svizzera e di Occitania, e il Gran Referendario dell’O.S.M.T.J., il 22 novembre, con D.M. n. BB8, espulse dall’Ordine, assieme ad altri, l’ex Gran Priore Bagnai. Infine, con D.M. n. AA17 del 10 dicembre 1997, nominò Gran Priore del ricostituendo Gran Priorato d’Italia, il Gran Consigliere Magistrale, Stelio W. Venceslai. Il nuovo Gran Priore aderì all’osservanza atlantica, entrando nell’ O.S.M.T.H. International.
Storia del Gran Priorato d’Italia – OSMTH
La situazione italiana è stata descritta fino al 1997, anno che concluse un’epoca di grandi fluttuazioni. L’attuale Gran Priorato d’Italia, infatti, è nato il 10 dicembre 1997, con un piccolo gruppo di membri rimasti fedeli all’ortodossia templare. Agli inizi, ovviamente, la struttura era molto piccola (parte dei Templari italiani aveva seguito il Gruppo Bagnai) e aveva tre sole Commende, concentrate a Roma, Osimo (Ancona) e Palermo. Successivamente, si aggiunsero le Commende di Caserta, di Arezzo e di Siena. Non si trattava di una situazione molto favorevole, sia per le difficoltà frapposte dall’esistenza di molti gruppi templari o sedicenti templari, sia per la difficoltà di assicurare un rapporto omogeneo tra i membri del Gran Priorato, provenienti da origini e da associazioni diverse. Ciò portò il Gran Priore, eletto nel dicembre del 1997, ad elaborare una serie di documenti a carattere istituzionale, per stabilizzare il Rituale, per l’organizzazione del Gran Priorato e per i diritti ed i doveri dei Cavalieri (il De Magni Priorati Italiae Codice Militum Templi). Nel luglio 2002 l’OSMTH (di cui il Gran Priorato d’Italia è stato membro fondatore nel 1998) è stata riconosciuta dall’ONU quale ONG internazionale e membro del Comitato Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite, divenendo in tal modo l’unica organizzazione templare riconosciuta sul piano internazionale. L’azione dell’O.S.M.T.H. si sviluppa, secondo i suoi Statuti, su tre direttrici fondamentali: la solidarietà, la cultura (essenzialmente storica, con particolare riferimento al Medioevo) e la formazione, nel quadro di uno scenario che pone al primo posto l’ecumenismo cristiano e, poi, la parità fra uomini e donne e l’assoluta trasparenza degli atti dell’Organizzazione. Su queste linee, che coincidono con gli Statuti del Gran Priorato d’Italia, lo sviluppo del Gran Priorato ha dato luogo, progressivamente, a 38 Commende, distribuite in tutto il territorio nazionale. Attualmente, all’interno dell’OSMTH il Gran Priorato d’Italia è il maggior gruppo numerico europeo, con circa 40 Commende e Precettorie distribuite in Italia ed all’estero. A questo sviluppo, poi, ha concorso il fenomeno delle giurisdizioni estere accordate all’Italia. I principali Paesi soggetti a tale giurisdizione sono stati la Bulgaria, la Croazia, la Slovenia e i Paesi Bassi, oggi Gran Priorati autonomi. A questi Paesi si sono recentemente aggiunti anche la Spagna, la Romania e il Tatarstan. Tutti questi Paesi adottano il Rituale e il Codice (debitamente tradotti nelle loro lingue nazionali) e le stesse insegne del Gran Priorato d’Italia. Parallelamente alla costituzione del Gran Priorato ed alla sua equivalente Associazione civile, è stata costituita l’Accademia Templare, per tutte le attività culturali. L’Accademia fino al 2011 ha svolto un’intensa attività di formazione, con conferenze, mostre, concerti, convegni, per una media di circa trenta eventi culturali all’anno. Inoltre, sempre con l’Accademia Templare, sono stati attivati 4 masters sul tema: Mille anni di storia templare, di cui 3 a Roma ed 1 a Caserta, che hanno registrato un successo incoraggiante. Dal 2011 le attività culturali dell’Ordine sono state condotte in collaborazione con l’Accademia Templare-Templar Academy, Associazione di Promozione Sociale autonoma, che a tutt’oggi ha svolto un’intensa attività culturale ed editoriale. L’attività del Gran Priorato si esplica, poi, nel settore della solidarietà.
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A partire dal secondo dopoguerra, la proliferazione templare è stata particolarmente fertile in Italia, anche perché la Repubblica italiana, avendo abolito tutti gli Ordini cavallereschi e i titoli nobiliari, tranne alcuni riconosciuti dallo Stato, paradossalmente ne ha reso libera la costituzione. Per quanto frammentati in molteplici organizzazioni tra loro rivali, la diaspora templare sembra avere un minimo comune denominatore: quello di richiamarsi tutti all’eredità spirituale degli antichi Fratelli templari. Esistono degli Ordini e altre organizzazioni similari, che si definiscono Congregazioni, più o meno religiose o che cercano di essere considerate tali, per acquisire credibilità nei confronti della Chiesa cattolica. La proliferazione delle associazioni templari o sedicenti templari, in Italia, ma non soltanto in Italia, è particolarmente scoraggiante, anche se ciò può essere interpretato come una singolare forma di sopravvivenza di un’idealità templare, talvolta anche sincera, ma molto più spesso truffaldina. Si tratta di un fenomeno che deriva, da un canto, dalla pochezza della situazione internazionale e da una serie di ragioni quasi sempre riferibili al protagonismo e al leaderismo dei rispettivi creatori. I tentativi di unione sono sempre stati frustrati da interessi e da rivalità personali. È la valorizzazione del nulla, non essendo in grado di affrontare problemi più seri. Né, per quanto riguarda l’Italia, dopo il Ventura, le cose sono andate meglio. La restaurazione di taluni principi e di un’organizzazione credibile, a parte l’esperienza OSMTH, resta una chimera: i gruppi templari nascono (e muoiono) come funghi dopo un temporale d’estate. Ognuno vi mette le proprie ambizioni e crede di parlare al mondo. Ma la verità è molto più modesta. In tutti questi gruppi è manifesta la tendenza, quasi ossessiva, di ottenere un riconoscimento qualunque dalla Chiesa di Roma, al punto da spacciare per tale anche la disponibilità di un Vescovo ad utilizzare una chiesa per un Capitolo! Anche il Gran Priorato d’Italia ha cercato più volte di stabilire dei rapporti di reciproca collaborazione con la Santa Sede, sottolineando il fatto di non avere alcun interesse a riconoscimenti canonici o a revisioni storiche o ideologiche ma, piuttosto, alla cooperazione con la Chiesa, nella misura delle risorse disponibili, come Cristiani ispirati da un’unica fede, instaurando rapporti di buon vicinato. L’atteggiamento della Chiesa, a fronte di tali richieste, è sempre stato elusivo. A maggior ragione, lo è quello della Santa Sede che, in quanto Stato, non può riconoscere se non i propri Ordini e quelli legittimati degli altri Stati della Comunità internazionale.